La mia ricerca parte dallo studio della linea che va a comporre una determinata forma. Quest’ultima ha una sua identità, una sua essenza che deve essere rappresentata, a mio avviso, nel modo più onesto possibile.
Tutto inizia proprio dallo studio concreto della materia vera e propria e dal dialogo che instauro con essa. Quando questo avviene, grazie anche agli studi di grandi artisti come Giacomo Manzù, Marino Marini e Arturo Martini, sento che dietro all’apparente materia primitiva è presente una forza immane, potente, silenziosa che ha bisogno di un filtro, una voce per comunicare cosa nasconde. Quindi, la scultura, e anche l’incisione, sono per me i mezzi principali per esprimere questo messaggio.
Cerco di rappresentare un soggetto universale e lo faccio per lasciare un messaggio che possa essere percepito da tutti, tramite la descrizione delle emozioni.
Per questo le mie figure tendono ad essere rappresentate in un certo modo, perché devono essere dei monoliti su cui poi si può fare affidamento.
Mostrano le loro fragilità, le quali le rendono terrene.