L’influenza degli artisti sul nostro lavoro

Qualche giorno fa, stavo parlando con una mia amica, Susanna Catalano, conosciuta all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Se non la conosci, seguila sui suoi social @susannacatalanoart dove trovi foto e video di sculture in marmo. Susanna, inoltre, realizza anche illustrazioni digitali e le trovi su questo profilo.

Dalla nostra conversazione è venuto fuori un aspetto a cui spesso ho pensato ovvero l’influenza che altri artisti hanno sul nostro lavoro.  E’ un argomento a cui tengo molto.

Lo so, questo tema va a toccare delle corde che noi, io per prima, non vogliamo assolutamente muovere, perché stuzzicano il nostro orgoglio, lo feriscono.

Faccio un passo indietro. L’arte è entrata nella mia vita solo quando ho scelto di intraprendere il percorso accademico. Fino a quel momento, al liceo scientifico, l’arte veniva considerata come una materia noiosissima, ma perché era insegnata senza trasporto. Una noia totale. 

Iniziare l’Accademia senza una base di artistica, ti confesso è stata dura soprattutto entrare nella mentalità che ci trasmetteva il nostro professore di scultura alle lezioni. 

Per me era diventata una sfida. Ero determinata a cambiare il mio modus operandi, perché riconoscevo di avere dei limiti che mi impedivano sbloccarmi e lasciarmi andare.

Ero aperta a tutto, tendevo le orecchie e cercavo di imitare. Ed è proprio da lì che sono partita: dall’imitazione, soprattutto del mio professore.

Passavo due intere giornate alla settimana a respirare l’aria del suo laboratorio. Era un ambiente piccolo e di conseguenza ho imparato a conoscere le persone più velocemente. Ho condiviso tanti momenti insieme a tutto il gruppo e quindi per forza i rapporti si stringono. Senza considerare che Carrara è una piccola città e la sera non puoi fare niente se non ritrovarti anche dopo lezione insieme ad altri studenti come te.

Mi sentivo molto insicura. Non avevo uno stile preciso, ma sentivo la voglia di trovarlo per poter esprimere quello che sentivo dentro. E la ricerca mi ha portato a servirmi delle forme che ormai avevo capito, che avevo imparato a conoscere, perché ormai le osservavo continuamente. E le sculture del mio professore erano diventate proprio il punto di partenza.

Una determinata forma la impari a conoscere perché la studi. Quando poi la capisci, è naturale poi inserirla nel proprio linguaggio artistico. Diventa un mezzo per poter esprimere ciò che provi, te ne servi, la sfrutti più che puoi. Fino ad arrivare al punto in cui ti senti stretto e allora vuoi andare oltre, vuoi studiare altre forme e distaccarti totalmente da quello che un attimo prima era l’unica fonte sicura per te. Un po’ come un figlio che vuole trovare la sua strada e, facendo molti errori, impara a camminare con le sue gambe e trovare la sua identità.

Penso che tutti o almeno la maggior parte di noi sia passato attraverso questa fase. L’ho capito quando mi sono imbattuta nella storia di Kengiro Azuma, assistente di Marino Marino.

Lui, giovane giapponese che voleva trovare la sua espressione artistica, per un primo periodo copia completamente le figure di Marino. Tuttavia, il maestro continua a ripetergli che lui era toscano e Kengiro giapponese, dunque non poteva servirsi di forme che naturalmente non gli appartenevano. Doveva trovare la sua strada e Kengiro ci riuscì.

La fase di ancoraggio iniziale a schemi e forme che non sono tue ci deve essere: devi prendere dimestichezza con la materia, capirla, esercitarti a guardarla da punti di vista diversi per poterla realizzare. Poi però arriva il momento di staccarsi e trovare se stessi. A quel punto non devi sentirti in colpa nel farlo, non devi sentirti sbagliato. E’ giusto per te. Magari può essere che realizzi delle schifezze, però è giusto “fare” a mio avviso. E comunque penso che questo sia un iter continuo, che non finisce mai. Capita una forma, ne passi ad un’altra e via dicendo.

Anche te hai provato quest’esperienza? Come hai reagito? 

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2 thoughts on “L’influenza degli artisti sul nostro lavoro

  1. Rosa Borroni says:

    Molto fresca e sincera questa tua esperienza di crescita artistica. La capisco e penso che tu abbia fatto un percorso lineare, coraggioso.
    Personalmente,posso dirti che ho fatto il liceo artistico e poi l’ Accademia di Scultura a Venezia, con Alberto Viani. Un grande maestro e artista ,che rispettava le differenze e sottolineava l’ importanza dell’ impegno e dello studio,anche filosofico. In particolare la teoria della percezione. Coraggio e autenticità, studio del disegno e di ciò che si muove dentro e fuori di noi..
    Ti faccio tanti auguri e ti ringrazio

    1. Maddalena Carfora says:

      Ciao Rosa! Ti ringrazio per aver lasciato un tuo messaggio.
      Esperienze di questo tipo ci aiutano a crescere e trovare la propria strada.
      Inoltre, incontrare sul nostro cammino persone che ci arricchiscono e ci sostengono in quello che facciamo è una grande fortuna.
      Perciò, mi fa piacere leggere le tue parole perché significa che tu hai trovato quel maestro che tutti vorremmo avere, capace di ascoltare i bisogni che abbiamo.
      Ti auguro allora una buona fortuna per la tua ricerca! A presto 🙂

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