5 cose che ho imparato da Hokusai

Intanto, chi è Hokusai?

Katsushika Hokusai è un artista nipponico nato nel 1760. Viene considerato uno degli artisti giapponesi più influenti sia in oriente che in occidente. Il termine Hokusai si traduce con studio della stella Polare, simbolo di buon auspicio e augurio per una fortunata carriera. Ed è proprio Hokusai che si serve della xilografia per realizzare le opere che rappresentano in toto la terra del Sol Levante.

Le illustrazioni che realizza passano dalle mani degli editori per poi arrivare in quelle di persone comuni come i mercanti e gli artigiani. Sono proprio loro a rendere famose le stampe dell’artista sia per le piccole dimensioni, sia per il prezzo economico, ma anche per la richiesta che ne avevano. 

Ma cosa ho imparato da Hokusai? Cosa mi trasmesso il suo lavoro?

Fin da ragazzo ha sempre disegnato. Lui stesso dice: “già all’età di sei anni ho cominciato a disegnare ogni sorta di cose”. Continua: “a cinquant’anni avevo già disegnato parecchio, ma niente di tutto quello che ho fatto prima dei miei settant’anni merita veramente che se ne parli.”

Un atteggiamento decisamente giapponese ed è la sua determinazione ed umiltà che spiccano in primo luogo.

Nonostante tutto, lui è deciso nel voler perseguire il suo obiettivo ovvero quello di essere un vero artista. IL che significa praticare continuamente senza alcuna sosta.

In realtà, non è la prima volta che mi trovo davanti ad un storia di questo genere.

Kengiro Azuma abbandona la sua patria e la sua cultura per trasferirsi in Italia ed inseguire ciò che dava un senso alla sua vita. La religione lo aveva deluso e così l’arte diventa per lui il suo unico credo, senza mai smettere di praticarla.

Forse hanno ragione loro. L’importante è credere in qualcosa, perché è ciò che ci spinge ad essere più determinati. Proprio come dei veri samurai, senza cedere all’esaltazione, se abbiamo raggiunto un piccolo traguardo, oppure alla condanna, se abbiamo fallito. Fa parte del viaggio, bisogna solo accettare gli alti e i bassi e continuare ad andare avanti.

Come quando Hokusai, a causa di un incendio, perse tutto: la casa, gli oggetti, i disegni che conservava da tempo. Gli unici oggetti che riuscì a salvare furono i pennelli. Infatti non gli rimase altro che dipingere.

Un altro aspetto che mi ha colpito è la sua capacità di sperimentare stili differenti. Non a caso, proprio come Picasso, anche Hokusai ha vissuto i diversi periodi, dandogli proprio un nome (era un uso del tempo). Di fatti noi lo conosciamo come Hokusai, ma non sempre si è firmato con tale nome. 

Inizia con il periodo Shunroo (1779-1794); Sori (1794-1797); Hokusai (1798-1810), periodo più fecondo; Taito (1810-1819), periodo dei manuali e delle stampe erotiche; Iitsu (1820-1834) periodo dei fiori e paesaggi; Manji (1834-1849) periodo della pittura.

Già ne avevo parlato. Sperimentare e andare oltre i soliti schemi cognitivi fa bene a noi stessi e alla nostra arte. Partire dalla copia dei maestri, per poi distaccarsene e trovare se stessi è un iter necessario proprio per conoscersi meglio. Non bisogna sentirsi in colpa nel farlo e soprattutto è inutile accusarsi di lasciar andare ciò che ormai è diventato parte di noi.

Inoltre, Hokusai mi ha ricordato l’importanza della natura. Non dico che obbligatoriamente bisogna rappresentarla, ma semplicemente guardarla e osservarla. In confronto a lei, noi siamo delle briciole, mentre lei, con la sua crudeltà, sovrasta. 

I forti venti, i terremoti, le temperature rigide sono ormai accettati dai giapponesi. Hanno imparato a conviverci e a rispettarla perché nello shintoismo il Dio si trova in natura. Il Dio è natura.

La grande onda presso la costa di Kanagawa ne è un esempio. In realtà le trentasei vedute del monte Fuji sono proprio una celebrazione anche di questo aspetto.

Una curiosità: molti cognomi giapponesi fanno riferimento proprio alla natura, ad esempio, il signor fiume del nord, il signor glicine, il signor ponte, il signor riso.

Inoltre apprezzo molto come sia riuscito ad unire la natura e l’uomo nella stessa stampa. Come dicevo prima, la natura è superiore, ma in queste opere il protagonista è anche l’uomo. Di fatti, il monte Fuji è sempre rappresentato sullo sfondo e in primo piano troviamo l’uomo che compie le sue azioni. Ma con questo non vuol dire che non sia importante la natura, anzi. Anche se il punto di vista non è centrale , ma leggermente spostato, il punto di attrazione rimane il Fuji.

Hokusai riesce a cambiare il classico punto di vista, portando una nuova visione all’interno dell’immaginario giapponese. Non solo con le vedute, ma anche con i manuali da lui disegnati per i suoi allievi: i manga. Eh sì, i primi manga, dove l’approccio del disegno coincide con un’analisi ironica delle posture e posizioni diverse che assume l’uomo. 

Ricapitolando: 

Sii determinato nelle tue scelte e umile con te stesso e con il tuo lavoro.

Credi in qualcosa: solo così nei momenti down, trovi la forza di continuare per la tua strada, perché hai un obiettivo.

Sperimenta: trova il coraggio per mandare a quel paese i classici schemi che conosci.

Guarda la natura: sei piccolo in confronto a lei. Lei può ispirarti.

Cambia il tuo punto di vista: quando un tuo lavoro non ti ti piace, prova a sconvolgerlo e guardarlo da un’altra prospettiva.

E tu? Cosa ne pensi di Hokusai?

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