Stop alle idee: perché succede? La mia esperienza

Capita anche a te di vivere quella sensazione di disagio legata al completo prosciugamento di idee e di stimoli? Dove sembra che tutto si sia congelato, da un giorno all’altro, per un motivo che apparentemente non sai descrivere? Personalmente sì, senza alcun dubbio. 

Involontariamente ti senti incapace di esprimere la tua interiorità e sembra che non ci sia alcunché che possa aiutarti. Inizi un progetto, ma non ti soddisfa fino in fondo. Allora cerchi ispirazione da altre parti, magari guardando opere d’arte, ma niente ti stimola o forse sei troppo carico di informazioni, prese troppo velocemente. Dunque, provi a fare tutt’altro: per esempio guardare un film, ma anche quell’idea non va.

Insomma, un vero e proprio blocco. Come mai succede?

A volte dipende da un aspetto interiore. Ci blocchiamo a causa dello stress, delle ansie, delle preoccupazioni, dell’ostinazione di fissare sul foglio bianco un’idea, obbligatoriamente, della saturazione di immagini, che rende confusi, della deconcentrazione, perché pensiamo a tutt’altro. Può anche capitare che ci imponiamo un metodo di approccio, pensando sia quello giusto per noi. Oppure, l’ultima opera che abbiamo realizzato, ci ha fatto vivere un’esperienza mai provata e la vediamo come un qualcosa che non succederà più. La vediamo come il mito irraggiungibile, qualcosa che non ci appartiene più e tramite la quale ormai abbiamo detto tutto. Abbiamo raggiunto il nostro apice.

Qualche volta la causa del nostro blocco invece dipende da fattori esterni a noi: dal luogo che si frequenta, dalla comunicazione che si ha con l’esterno, dalla mancanza di soldi, ahimè!

A questo punto direi di fermarci, slegare la corda e lasciar, almeno per il momento, che questa barca capiente vada per i fatti suoi. 

Non sono nessuno per dare soluzioni assolute. Tuttavia, posso dirvi che cosa mi ha aiutata quando ho affrontato questi momenti.

Istintivamente, ho deciso di allontanarmi da tutto e da tutti e distrarmi con altre attività. Ho finto che nulla mi influenzasse e ho cercato di scrivere, di getto, qualsiasi cosa. Ho concesso alla mia mente di divagare e assecondare quello che mi suggeriva, come un flusso di pensieri liberi. Non solo: ho riordinato i miei spazi, ho letto, ho creato dei piccoli oggetti con ciò che avevo a disposizione ed ho provato ad immaginare “come potrebbe essere se..”. Parlare con amici e parenti è stato importante. In questo modo mi sono un po’ riappropriata del piacere di fare le cose più semplici e, al contempo, sono riuscita ad ascoltarmi un po’ di più.

Durante la quarantena ho avuto modo di pensare e riflettere su molte cose.

Ora più che mai è importante non rimandare. Se non siamo ispirati, si può partire anche da ciò che vediamo. Basta iniziare in qualche modo, perché credo che anche un piccolo cambiamento possa essere d’aiuto. Voltarsi indietro e vedere ciò che si è fatto, ci rende più fiduciosi e ci permette di apprezzare di più noi stessi.

All’inizio le idee sembrano stupide. Ma non bisogna lasciarle andare, perché, anche se possono non valere niente, saranno quelle che ci faranno avvicinare all’idea che aspettavamo e che, di conseguenza, ci stimolerà. Sarà quella il nostro nuovo obiettivo e quando arriveremo a quel punto, meglio appuntare da qualche parte ciò che il nostro inconscio ci suggerisce. 

Se non abbiamo niente da fare, cerchiamo di realizzare il nostro pensiero il prima possibile, per evitare che si perda l’entusiasmo e dunque la freschezza. 

La pigrizia è allettante e attraente, ma la soddisfazione del lavoro ancora di più” (dal “Diario di Anna Frank”). Questa frase mi ha aiutata. Forse non dirà niente di nuovo, ma nei momenti down, rileggerla ha sollevato spesso il mio morale.

[Non voglio, con questo, fare alcuna ramanzina, vorrei solo lasciarvi un pensiero su cui riflettere.]

Quando mi trovavo in Giappone, esattamente a Kyoto, mi ricordo di aver visitato un tempio zen, apparentemente spoglio. Al suo interno non c’era nessuno. Circondato da una natura avvolgente, sembrava quasi abbandonato a se stesso. Tuttavia, continuando a passeggiare al suo interno, ho scoperto un angolo del giardino che nascondeva una piccola costruzione zen con a fianco la scritta di una preghiera che diceva: ascolta, accetta, pensa, pratica, credi. (Era scritto anche in inglese, per questo sono riuscita a capirlo!). E’ una frase incredibilmente semplice, ma allo stesso tempo potente. Un ciclo importante, un vero e proprio rito che, per noi occidentali appare lontano, ma non per questo da non considerare come uno spunto di riflessione.

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