Essere sinceri con il proprio lavoro: perché?

Ho sentito parlare per la prima volta di questo concetto quando studiavo scultura in Accademia, dal Professor Franco Mauro Franchi e, con tutta onestà, non avevo compreso realmente il suo significato. 

Si tratta di un genere di frase che non se ne va via facilmente dai pensieri, fino al giorno in cui realizzi veramente la sua portata e con difficoltà la scordi. Eppure sembra una frase così semplice, che invece nasconde una potenza che va oltre tutto.

Quando mi trovo davanti ad un foglio, o una lastra, o un po’ di argilla devo concentrarmi. Non è necessario che produca affinché piaccia agli altri. Devo, invece, essere presente a me stessa e dimenticare il resto. E allora sì, che entrano in gioco mille fattori: le mie ansie, i miei ricordi, le influenze di altri artisti su di me, la voglia di raccontare qualcosa.

Ovviamente non sempre riesco. Certe volte non mi sento, quindi il lavoro puntualmente non funziona, o meglio, non mi arriva. Dispiace sicuramente, perché in un certo senso sembra di aver perso un’occasione per sentirmi libera e allo stesso tempo conoscermi meglio. Tuttavia, penso che siano incidenti che possono accadere durante un percorso artistico e più in generale in un percorso di crescita. 

Arrivando al dunque, perché essere sinceri con il proprio lavoro è fondamentale?

È un rapporto 1:1 con se stessi: ci sei tu e il foglio bianco, come se ti trovassi davanti ad uno specchio. Lui dipende da te e riflette quello che provi. Infatti, quando il soggetto in questione sembra remar contro è perché qualcosa nell’inconscio non è stato ancora scardinato. In poche parole, viene toccato un punto nevralgico, un punto che ancora non è stato chiarito dentro di te. Per questo in corso d’opera il lavoro affronta alti e bassi che possono a volte durare più del previsto.

Per cui occorre essere onesti e, dal momento che lo sei, esprimi degli schemi interiori che possono andar bene, perché sono i tuoi. In questi non ti senti sbagliato. In più i fruitori empatizzano e capiscono che si tratta di un’emozione vera. 

Riguardare poi il lavoro concluso e pensare a ciò che si è passato, determina un cambiamento, positivo o negativo, che porta a guardare se stessi in modo diverso rispetto a prima. È importante essere sinceri per evitare di osservare la propria opera e percepire profondamente che quella non sei tu.

In più, come si suol dire, “i nodi vengono al pettine”. Quando non sei onesto, c’è poco da fare: la stessa opera, se la guardi, ti comunica che qualcosa non funziona. E allora che fai? Distruggi tutto e inizi di nuovo, avvicinandosi sempre più all’obiettivo finale: stare bene con te stesso e trasmettere un messaggio vero. Forse tenere a mente questo può essere un buon punto di partenza.

Essere sinceri per me significa anche esserlo con gli altri: do fisicità ad un’emozione che genera a sua volta un’altra emozione su un’altra persona. E’ un ciclo e tutto ritorna all’incipit: regalo sincerità che spero mi ritorni indietro. Insomma, uno scambio equo, non trovi?

Parlare dell’argomento mi rimane comunque difficile. Non finirei mai di scrivere e potrei risultare noiosa. Soprattutto, vorrei esprimere tanti pensieri che si concatenano l’un con l’altro senza però far capire assolutamente niente a te che leggi. Il motivo per cui puoi percepire il testo poco scorrevole è legato proprio a questo. Ho cercato di formulare delle frasi brevi e schiette, e infatti, scrivere l’articolo mi ha portato via più tempo del previsto. 

Ad ogni modo, nei paragrafi precedenti ho espresso la mia opinione su quello che per me significa essere sinceri. Potresti non condividere, perciò mi piacerebbe sapere la tua opinione, anche una semplice frase, che può tuttavia aprirmi ad alcuni scenari che ancora non conosco. 

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