Lorenzo Viani xilografo

Chi è Lorenzo Viani? E perché oggi voglio parlare di lui?

Parlare della vita degli artisti ci permette di capire chi, prima di noi, ha vissuto per e con l’arte senza escluderla mai, nonostante le varie difficoltà economiche. 

L’artista, scrittore, politico viareggino è conosciuto in campo artistico soprattutto per il suo lavoro pittorico, dove rappresenta soggetti umili, provati dalla guerra, dal lavoro e dalla miseria. Tuttavia, oggi vorrei condividere con voi il Viani (1882-1936) xilografo, in quanto apprezzo le soluzioni che lui propone sia nella composizione che nel segno.

Da piccolo trascorre un’infanzia felice, grazie al lavoro del padre presso la villa di Don Carlos di Borbone. Nonostante questo, Viani dice di aver sempre avuto paura della morte e ciò influenzerà ogni sua scelta artistica futura riguardo le forme e i colori.

Purtroppo il padre viene licenziato e la famiglia è costretta a vivere in povertà. “Dall’agiatezza alla miseria. Come tutti coloro che sono poveri, andai anch’io ad imparare un mestiere. Feci per molto tempo il barbiere e divenni anarchico. Forse se la fatalità non mi avesse gettato sul marciapiede, a contatto con forme di vita a me fino ad allora sconosciute […] io non sarei stato arista”

L’incontro poi con Plinio Nomellini, cliente del barbiere da cui Viani lavora, lo sprona ad avvicinarsi al mondo dell’arte. Così inizia a disegnare e successivamente a dipingere, nonostante le difficoltà economiche.

Si cimenta anche nel campo della grafica e infatti realizza ben 240 xilografie.

Che cosa lo ha portato alla scelta della xilografia come mezzo di comunicazione?

Lui, come altri artisti, vuole distruggere il simbolismo e tutto ciò che viene prima e i fauves e gli espressionisti sono una grande fonte d’ispirazione. Infatti si servono di un linguaggio schietto e aspro, soprattutto nel caso dell’espressionismo tedesco.

I mezzi attraverso cui si serve la xilografia sembrano perfetti per raggiungere l’obiettivo: rompere con quelle linee raffinate ed eleganti come nel caso del Liberty.

Tuttavia l’espressione xilografica italiana prende le distanze da quella francese e tedesca che si ispira al primitivismo e alla deformazione africana. Infatti gli artisti italiani si fanno influenzare dalla storia locale. Si respira l’atmosfera dei palazzi del Duecento e Trecento e le figure si rifanno alle forme delle sculture delle chiese romaniche. Solo che questa volta i soggetti sono contadini, operai, prostitute, perché è l’uomo protagonista della sua storia.

Dal 1914-16 realizza delle xilografie per la rivista «L’Eroica», fondata a La Spezia dallo scrittore e saggista Ettore Cozzani (1884-1971) e dall’architetto Franco Oliva (1885-1971) nel 1911.

Emerge dalle vicende che le grafiche di Viani siano troppo azzardate e soprattutto grossolane. Con il tempo, incontrano diverse polemiche, ma Cozzani vuole difenderlo, cercando di descriverlo in un certo modo per non creare problemi. 

“Han suscitato discussioni, e, respinte da qualcuno come obbrobrio, sono state dai raffinati accolte come l’espressione d’un temperamento singolare e irrompente: l’artista ha già preparate altre stampe, che son già più robustamente e severamente condotte, e che noi pubblicheremo, insieme al fiore dell’opera dei nostri amici, in un prossimo e superbo fascicolo”.

Continua: “l’incisore in questo artista è sincero e franco e ingenuo: ha trovato nel legno la sua migliore possibilità d’espressione e la sua fonte di ispirazione tecnica più copiosa”. 

Purtroppo le critiche ormai erano troppe e Cozzani, forse per paura di perdere gli abbonamenti, decide di non pubblicare più le stampe di Viani, nonostante lui sia tra gli esponenti della rivista. 

Ad oggi, il lavoro di Lorenzo Viani non è da sottovalutare e personalmente apprezzo la sua sincerità. Vediamo sagome nere che a volte risultano essere difficili da identificare. Si serve di linee agitate per tirar fuori i panni, le vesti, i piedi e le facce. Il risultato è appunto un insieme di semplici forme grossolane, molto grezze e deformate.

Capisco il motivo per cui desse fastidio in passato, ma allo stesso tempo capisco anche la sua esigenza di esprimersi tramite forti contrasti. Tuttavia, credo che non possa fare altrimenti e che la soluzione più giusta e coerente per lui sia rappresentare la povertà esattamente come la vede, ovvero spietata. Vi lascio alcune foto qua sotto.

Come sempre, ti ricordo che puoi iscriverti al mio profilo Instagram e alla mia pagina Facebook, dove spesso pubblico i miei lavori e anche qualche aggiornamento su ciò che faccio. 

Ritratto di Emilio Mantelli, 1910-1915

La madre, 1910-1915

L’esodo, 1910-1915

Viandanti sulla neve (amicizia), 1925

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